Storia

Il primo documento che attesta la presenza di una chiesa a Candiana, dedicata a S. Michele Arcangelo, risale al 1097.
Fin dal 1198 fu dotata di fonte battesimale. Di quell'antico Fabbricato adiacente al Monastero voluto da Cono di Calaone non si sa quasi nulla se non che le sue fondamenta giacciono sotto l'attuale chiesa.
I pochi documenti conosciuti sono legati al lungo contenzioso con l'Abbazia di S.Pietro di Modena che nei primi tempi esercitò la preminenza e la giurisdizione sulla chiesa e sul monastero benedettino cluniacense.
Per volere di papa Clemente III tutto il complesso passò in commenda e fu soggetto ad una grande decadenza. L'ultimo abate commendatario fu Tommaso Gradenigo che cedette il monastero ai Canonici Regolari di S. Salvatore di Venezia nel 1462.
La visita pastorale del vescovo Barozzi, nel 1489 riporta bene i dati della situazione, il monastero era inabitabile, il campanile e la chiesa pericolanti. La nuova congregazione pose subito mano alla chiesa affidando l'impresa a Lorenzo da Bologna che venne a risiedere a Candiana per tutto il tempo dei lavori. Lo stesso Barozzi, nel 1502 inaugurò il nuovo edificio.
Da quel momento anche il monastero iniziò a svilupparsi in forme nuove e ad accogliere un numero sempre più alto di canonici, venne istituita la scuola di formazione, perciò a Candiana cominciarono a giungere numerosi insegnanti ed artisti.
01 facciata

Nella prima metà del sec. XVIII fu rinnovata la facciata della chiesa, conseguenza dei lavori interni di ristrutturazione. A dare splendore al tempio concorsero la ricchezza delle statue sulla facciata, il portale con il timpano e l'ardita finestra termale tripartita che permise di illuminare il ciclo di affreschi del soffitto e la navata stessa. I lavori, condotti con estrema abilità, furono affidati probabilmente all'architetto svizzero Sardi, autore anche della facciata di S.Salvatore di Venezia.

Anche il campanile dovette subire delle modifiche rilevanti per essere adeguato alle nuove forme architettoniche della chiesa.

 

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L'interno ad una sola navata è delimitato da numerosi pilastri sormontati da capitelli corinzi. Lungo le pareti spiccano 15 statue del Bonazza di grandi dimensioni e di fattura assai pregevole. Sulla parete di sinistra è posto il battistero, una piccola vasca a forma di conchiglia. La parte superiore della chiesa è interamente dipinta. Una trabeazione corre sulla sommità delle pareti dando inizio alla decorazione del soffitto, opera del veneziano Michelangelo Morlaiter (1729-1806).
Le scene riprendono temi biblici e allegorie della salvezza, suddivise in tre parti. Sempre del Morlaiter le finte nicchie raffiguranti otto statue a monocromo grigio, rappresentanti le virtù cardinali. All'interno della chiesa si trovano anche tre tele di pregio, firmate da Francesco Paglia detto Palea ( 1635-1714), la prima rappresenta l'arcangelo Michele in atto di cacciare Lucifero, la seconda S.Girolamo, la terza il mistero eucaristico, quest'ultima faceva da sfondo all'altare del Santissimo oggi utilizzato come altare maggiore.

Altre tele, di autori ignoti, adornano gli altari, una in particolare raffigura il Beato Arcangelo Canetoli, un personaggio emblematico della Congregazione dei Canonici regolari.
L'opera più prestigiosa della chiesa si trova nel presbiterio, è un maestoso ciborio seicentesco a forma di tempio, sormontato da un baldacchino, interamente in legno dorato, fatto costruire dalla Confraternita del SS Sacramento, secondo un preciso programma simbolico.
Altare ligneoOriginariamente non si trovava nell'attuale posizione centrale ma sulla parete sinistra del transetto, era l'altare del SS. Sacramento, un' opera di rara bellezza tanto da essere imitata e riprodotta in bronzo nella basilica romana di S. Maria Maggiore. Sull'autore nulla si sa di certo, alcuni ipotizzano Ambrogio Ratti, altri Agostino Radi. Certo è che il 25 settembre 1634, durante la visita pastorale riuscì a stupire il vescovo di Padova Marco Antonio Corner e  tutto il suo seguito, per l'eleganza e la maestosità.
Il ciborio è costituito da una statua del Redentore che sovrasta una cupoletta emisferica, degli angeli, una rappresentazione della Chiesa affiancata da due martiri, l'Annunciazione con l'Arcangelo Gabriele e Maria, la rappresentazione di Dio Padre e dello Spirito Santo.

L'ultima Cena sopra un basamento sorretto da colonne, completa l'opera con le statue di S. Ambrogio e S. Agostino. Il tempietto si presenta come un esempio perfetto di proporzioni architettoniche che rimandano all'idea della divinità e di armonia universale. Le varie simbologie rinviano ad un preciso programma teologico curato dai canonici che amavano guidare gli artisti verso argomenti cari alla congregazione.
Il Duomo di Candiana offre un esauriente discroso per immagini, che illustra sia nei contenuti sia nelle forme, il mistero dell'eucarestia. Ai lati del ciborio è situato il coro vecchio, 62 stalli lignei della fine del XV secolo, li è collocato anche l'antico organo con una cassa lignea più volte restaurata risalente ai primi anni del seicento, opera del bresciano Costanzo Antegnati.
La sacrestia raccoglie numerose opere artistiche, tra cui spicca un' Assunzione attribuita a Palma il Giovane.

Fonti:  Gruppo di Studio Arte - Storia